La formazione sta subendo la più grande trasformazione avvenuta nella storia.
Lo dico con la consapevolezza di chi per più di 30 anni ha formato professionisti e studiato da sempre i
processi formativi.
Mi ha colpito una frase di Arvin Toffler ”gli analfebeti del XXI secolo non saranno quelli che non sanno
leggere e scrivere, ma quelli che non saranno in grado di imparare, disimparare e reimparare”
Condivido alcuni punti fondamentali che tengo in considerazione ogni volta che mi si chiede di progettare
un percorso formativo:
- La formazione dovrà essere ibrida. Al pari di una ricetta di pasticceria, dove ogni grammo
ingrediente può trasformare il prodotto finito, occorre consapevolezza nel mischiare le componenti
di un percorso, il tema non è l’on line o la presenza ma la sincronia o asincronia della modalità. Non
è un temo di solo costo; non è un tema di efficacia. Taluni interventi, per l’obiettivo che si
prefiggono, richiedono modalità in presenza, interazione spinta, altri possono svolgersi in modalità
completamente digitale. Le due parole chiave sono consapevolezza(dei bisogni e delle differenti
scale di efficacia) e competenza progettuale. - Non tutti apprendiamo allo stesso modo, negli stessi tempi e con lo stesso ritmo; tale concetto è
fondamentale quando si progettano percorsi formativi - Mi pongo sempre in ogni caso nella predisposizione di un progetto formativo digitale: strutturare
interventi per coinvolgere le persone, usando tutti gli strumenti che la tecnologia offre: le aule per
sottogruppi, le registrazioni, i test, le lavagne condivise - Solo per alcuni mie attività formative richiedo l’allenamento e l’esperienza in presenza, ad esempio
i laboratori esperienziali di leadership, i team building laboratori, i laboratori di storytelling - E’ utile non sprecare il tempo. E allora è doveroso ricercare processi formativi che abbiano un
contenuto “vero”. - Ogni progetto deve garantire efficacia formativa misurata in termine di impatto trasformativo sulle
capacità delle persone - La formazione richiede learning coach che prevede che il docente non solo abbia capacità di gestire
una aula frontale, ma accompagnare i gruppi all’autoaffermazione, all’apprendimento cooperativo,
al rendere gli utenti stessi protagonisti dell’apprendimento. - Il talento è il nuovo vero focus: occorre identificarlo e formarlo adeguatamente perché rappresenta
un vantaggio competitivo per le aziende. Il focus deve passare dal singolo al team. Significa
elaborare percorsi che abbiano come obiettivo di sviluppare la talentuosità di tutti i collaboratori.
Il focus passa dall’individuo alla squadra dove si va alla ricerca del talento del singolo per metterlo
a disposizione del talento del gruppo. Si passa dal coaching individuale sul talento al team coaching
sul talento - Ogni azienda deve vedere la formazione anche come modello per attrarre, motivare e trattenere i
collaboratori migliori - La formazione dei prossimi anni deve prevedere progetti su appropriazione della leadership e il tema
delle competenze emotive, il problem solving creativo - Si parla di intelligenza artificiale ma abbiamo assoluto bisogno di valorizzare l’intelligenza umana
- La persona deve essere al centro della progettazione di ogni azienda attraverso formazione in
emotional agility che produce ritorni sulla crescita aziendale e sui risultati di budget - L’apprendimento è un processo continuo e costante per guidare le persone a lavorare su un nuovo
modo di “sapere essere” diverso da qualche anno fa e diverso da persona a persona